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Cala il sipario sulla legislatura, ecco cosa accadrà da ora alle elezioni

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Governo Gentiloni per altri due mesi: “Soddisfatto, in Europa non siamo più fanalino di coda”

La XVII legislatura è giunta al termine. Lo ha annunciato oggi (28 dicembre) Paolo Gentiloni, presidente del terzo Governo dell’ultimo quinquennio. L’approvazione della legge di Bilancio ha chiuso il cerchio della legislatura con qualche giorno di anticipo sui tempi tecnici.

“L’Italia si è rimessa in moto dopo la più grande crisi del dopoguerra”, ha affermato Gentiloni parlando del capitolo economia durante la conferenza di fine anno. “Dovevamo evitare interruzioni brusche e traumatiche in un momento molto delicato per l’economia italiana. Possiamo dire di essere arrivati a una conclusione ordinata di una legislatura travagliata, ma fruttuosa”.

“Il deficit dell’Italia si è dimezzato e l’export è ripartito, collocando il Paese fra i cinque maggiori esportatori mondiali. La competitività – ha comunque sottolineato il presidente del Consiglio uscente parlando del piano Impresa 4.0 – ha bisogno di un’innovazione tecnologica crescente. Il merito principale della ripresa è delle famiglie italiane, delle imprese, del lavoro, di chi studia, di chi si prende cura delle persone”.

Cosa accade adesso – Gentiloni resterà in carica fino a nuove elezioni. Come primo atto confermerà in modo informale la conclusione del proprio mandato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Quest’ultimo, come prevede l’art. 88 della Costituzione, provvederà a convocare i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, e a sciogliere le due aule del Parlamento con apposito decreto.

Scambio di firme – Spetterà invece al Governo uscente decidere la data delle nuove elezioni, che si terranno probabilmente il 4 marzo 2018. Il giorno sarà reso noto da un apposito Consiglio dei ministri. Gentiloni, a seguire, salirà al Quirinale per firmare il decreto di scioglimento delle Camere preparato da Mattarella. Il quale, a sua volta, firmerà i decreti che gli sottoporrà il presidente del Consiglio uscente, rendendo così ufficiali la data del voto e i collegi. Il tutto potrebbe svolgersi già nel pomeriggio di oggi.

Altri due mesi di campagna elettorale – Gentiloni resterà in carica, così come le Camere, fino alla formazione della nuova maggioranza per sbrigare l’ordinaria amministrazione, tra cui i decreti di attuazione delle ultime leggi. Ma, in realtà, farà molto di più. Nei prossimi due mesi, infatti, è molto fitta e importante anche l’agenda internazionale e interna del Governo. Si va dall’Ilva all’Alitalia all’invio delle truppe in Niger. E, in campo economico, ci sarà eventualmente anche il Def di aprile 2018, qualora non sia ancora stato individuato un nuovo Governo.

Nuove elezioni – La data più accreditata per il voto è il 4 marzo 2018 poiché, come recita l’art. 61 della Costituzione, “le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti. La prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni”. Dunque, se sarà confermata la data delle elezioni ora ufficiosa, la prima seduta del Parlamento avverrà entro il 24 marzo 2018.

La formazione del Governo – Individuati i presidenti di Camera e Senato e, dunque, stabilita la tenuta delle coalizioni certe o estemporanee, inizierà l’iter per individuare il nuovo capo del Governo e, da lì, la sua squadra di ministri. Spetterà al presidente della Repubblica (art. 92 Cost.) nominare il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri. I nominati, poi, dovranno giurare e ottenere la fiducia dal Parlamento (artt. 93-94 Cost.).

Le fasi – Esiste, nella prassi, un vero e proprio procedimento di nomina del Governo, che inizia con la fase preparatoria (le cosiddette consultazioni) alla quale segue il conferimento dell’incarico (una consuetudine, eventualmente preceduta da un mandato esplorativo qualora le consultazioni non risultassero significative). Vi è, poi, la nomina effettiva del capo di Governo e dei ministri. Infine, vi il loro giuramento nelle mani dello stesso presidente della Repubblica e la loro richiesta di fiducia sia ai nuovi deputati sia ai nuovi senatori.

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