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Apprendistato, le statistiche per zona e settore

L’apprendistato si conferma un ponte strategico tra formazione e lavoro, in grado di favorire produttività, competitività e stabile occupazione

In un mercato del lavoro in continua evoluzione, l’apprendistato si conferma uno strumento chiave per unire crescita aziendale e sviluppo professionale, creando un ponte strategico tra formazione e lavoro, in grado di favorire produttività, competitività e stabile occupazione.

Presentato il 21 novembre 2024, il XXII Rapporto di monitoraggio dell’Apprendistato redatto dall’INAPP, mette in luce dati importanti sul tema, relativi al periodo 2020-2022.

L’anno 2022 segna infatti un incremento del 4,5% rispetto al 2021, con un numero medio di rapporti di apprendistato attivati pari a 569.264.

Benché distribuiti in modo eterogeneo – a trainare è infatti il Centro Italia con un aumento di contratti del 6,2%, segue il Nord al 4,2% e chiude il Sud con il 3,3% – a giovare dei benefici dell’istituto dell’apprendistato sono i giovani di tutta Italia e, chiaramente, le aziende che possono contare sull’opportunità di formare risorse ad hoc.

Il valore dell’apprendistato professionalizzante

Le assunzioni in apprendistato si caratterizzano principalmente nell’utilizzo della forma professionalizzante, il 97,7% dei casi nel 2022.

In relazione ai settori principalmente coinvolti, l’importanza dell’apprendistato professionalizzante può essere individuata sulla base del numero di contratti attivati, che rende la seguente classifica:

  • 107.983 contratti nel settore Commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazioni di auto e moto;
  • 87.671 contratti nel settore Manifatturiero;
  • 77.222 nel settore Servizi di alloggio e ristorazione.

Importante anche il dato relativo all’incremento dei contratti di apprendistato professionalizzante nel settore Costruzioni, pari al 14,1% rispetto all’anno 2021.

Restano tuttavia di grande rilevanza anche le altre forme di apprendistato che segnano un incremento del 14,8% per l’apprendistato di primo livello e dell’11% per l’apprendistato di terzo livello.

Anche in questo caso, il peso più importante è attribuito al Centro dove 99,1% di contratti di apprendistato è proprio di tipo professionalizzante, seguito dal Nord dal Sud rispettivamente con il 97% e 97,9% di contratti professionalizzanti.

Le caratteristiche dei lavoratori

L’età media per i contratti di apprendistato attivati si aggira attorno ai 24-25 anni, con una distribuzione territoriale concentrata prevalentemente in due fasce: 18-24 per il Nord e il Centro e 25-29 per il Sud.

L’anno 2022 per altro fa registrare un aumento di contratti in tutte le fasce di età, ad eccezione di quella composta dai lavoratori con 30 anni o più che segna un calo del 4%.

Andando ancor più nello specifico, il 58,9% di contratti attivati riguardano lavoratori maschi, localizzati principalmente nel Nord Italia (56,1%) e rientranti nella fascia di età 18 -24 anni, con 150.812 rapporti avviati, pari al 36,9% del totale.

Parlando delle donne invece, l’apprendistato è utilizzato per il 40,1% dei rapporti di lavoro, con una concentrazione prevalente nella fascia di età 30 anni ed oltre pari al 46,2%; segue la fascia 25-29  con il 44,9% e chiude la fascia 18-24 anni con il 34,8% di contratti.

I risvolti delle assunzioni

Andando poi ad analizzare il tasso di permanenza degli assunti con contratti di apprendistato professionalizzante avviati nel 2022 e ancora attivi dopo un mese di lavoro, esso è fissato al 93,8% – rispetto al 90,5% dei contratti di primo livello – dato che scende, dopo 3 mesi, all’80,4% per l’apprendistato professionalizzante e al 73,8% per quello di primo livello.

Tale differenza è da imputare alla minore età dei lavoratori e al maggior impegno per l’azienda nella  formazione ed istruzione del giovane, caratteristiche tipiche dell’apprendistato di primo livello e che lo rendono – anche se in misura comunque limitata – meno preferito ed anche meno stabile nel tempo.

Parlando invece di trasformazione – ovvero del passaggio da apprendistato a contratto a tempo indeterminato – nel 2022 sono stati 114.554 i contratti confermati, il 4.4% in più rispetto al 2021. Un numero importante ed una pratica molto frequente da parte delle aziende, anche grazie al beneficio della contribuzione agevolata per un ulteriore anno nel caso di trasformazione a tempo indeterminato.

A sfruttare al massimo tale agevolazione sono il settore del Commercio con 24.622 contratti pari al 21,5% del totale e, a seguire, le attività manifatturiere e i servizi con complessivamente il 53,4% di rapporti trasformati.

Trasformazioni e cessazioni

Da un punto di vista pratico, la trasformazione avviene per l’80,2% dei casi oltre due anni dall’assunzione – in ragione del fatto che l’apprendistato ha, generalmente, una durata compresa tra i 24 e i 36 mesi – nel 13,7% dei casi avviene tra uno e due anni dall’assunzione e solo nel 6,1% dei casi avviene entro un anno dall’assunzione.

Concludendo poi con il tema delle cessazioni, nel 2022 si è verificato un incremento del 15,4% delle cessazioni, relativo alla chiusura di 222.314 contratti. L’aumento ha riguardato principalmente le lavoratrici, il 17,2% dei contratti, con una concentrazione complessiva, indipendentemente dal genere, in aumento nel Centro (18,7%) e nel Nord (15,3%).

Ad essere colpita in modo più rilevante è la classe dei minori, con un incremento di cessazioni del 32,5% rispetto all’anno precedente.

Con riferimento ai settori, l’incremento delle cessazioni è avvenuto principalmente nel settore delle Costruzioni con +25%, Alloggio e ristorazione con +21,7% e Commercio con +18,1%.

Infine, dei 222.314 rapporti di lavoro in apprendistato cessati nel 2022, la maggior parte è riconducibile a dimissioni, pari a 162.429 ovvero il 73,1%.

Conclusioni

Come confermato dai dati del Rapporto INAPP, l’apprendistato continua ad essere uno strumento fondamentale nonchè un motore per il mercato del lavoro italiano.

Da sempre sostenuto in tutte le sue forme da Conflavoro, l’apprendistato consente alle imprese di investire sui giovani per migliorare il futuro del proprio settore, favorendo la crescita professionale degli stessi e rispondendo alle mutevoli esigenze di qualificazione del mercato del lavoro.

Con un inquadramento normativo sempre più orientato alla formazione e alla stabilità lavorativa, l’apprendistato diventa uno strumento chiave per contribuire alla creazione di forza lavoro altamente qualificata e motivata, attraverso strategie formative e di inserimento che possano garantire una crescita dell’intero sistema lavoro.

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