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Conflavoro Pmi alla Farnesina sul Made in Italy: “Meno tasse e burocrazia dimezzata per rilanciare immagine e prodotti italiani”

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Il presidente Roberto Capobianco alle istituzioni politico-economiche: “Massima sinergia per salvaguardare eccellenze italiane nel mondo”

Conflavoro Pmi è intervenuta oggi alla Farnesina richiedendo al tavolo sul Made in Italy per fronteggiare i danni economici legati alla diffusione del nuovo Coronavirus. “Ora o mai più. Dobbiamo lavorare in sinergia – ha sottolineato il presidente nazionale Roberto Capobianco – per trasformare in opportunità questo momento complicato per l’economia e l’immagine italiana. Approfittiamone per liberare le nostre imprese da un virus ancora più forte e letale, quello della burocrazia e della pressione fiscale”.
 

Le richieste di Conflavoro Pmi

“Accogliamo con favore e ottimismo le proposte e l’impegno del ministro Luigi Di Maio sulla spinta all’internazionalizzazione, sull’informazione e l’accesso al credito, sulla necessità di coesione tra parti sociali e istituzioni. Per rendere pienamente efficace quanto presentatoci oggi al tavolo del ministero degli Esteri – ha affermato il presidente di Conflavoro Pmi – serve però concentrarsi su alcuni aspetti che, se non curati, potrebbero addirittura vanificare l’impegno comune. Su tutto, abbiamo chiesto al ministro Di Maio e agli altri membri del governo presenti al tavolo il dimezzamento dei vincoli burocratici, per noi misura fondamentale onde evitare di sprecare fino a un terzo dei 716 milioni pronti da stanziare. Serve anche l’attenuazione della pressione fiscale così da favorire investimenti anche sul mercato interno e su quelli esteri con una politica di internazionalizzazione d’impresa più ampia e produttiva anche per le piccole aziende”.
 
“Abbiamo anche richiesto interventi nel breve e lungo periodo volti a tutelare le micro Pmi che non possono concludere i contratti commerciali, con apposite certificazioni che attestino il loro stato di crisi. Sono inoltre necessari e primari dei piani comunicativi e di investimenti ad hoc per rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo, sottolineando al contempo il rispetto e le stringenti norme su salute e prevenzione che contraddistinguono il nostro Paese. Ricordiamo che l’industria alimentare, che rischia per vari motivi di essere ancora più penalizzata degli altri settori, è composta per il 98% da micro e piccole imprese, e ha nell’export il suo pilastro principale, esattamente come tutto il made in Italy. Confidiamo di aver avviato oggi – conclude Roberto Capobianco – una vera sinergia tra le parti e che questi tavoli di confronto possano essere sempre più incisivi, frequenti e propositivi. Ne va il futuro e il bene dell’Italia intera”.

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