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Codice appalti, al MIT le proposte di Conflavoro al ministro Salvini

A un anno dal nuovo Codice appalti, tavolo al MIT tra il ministro Salvini e le associazioni. Per Conflavoro l’avv. Paola D’Agostino responsabile Affari legali

Sono iniziati i confronti per i correttivi al nuovo Codice dei Contratti Pubblici (Dlgs 36/2023), altresì noto come Codice appalti, tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e gli altri soggetti istituzionali ed economici interessati.

A un anno dall’entrata in vigore della riforma, il ministro Matteo Salvini ha infatti convocato tutti gli attori coinvolti tra cui Conflavoro. Per l’associazione presieduta da Roberto Capobianco ha partecipato al confronto di ieri (1° luglio) al MIT l’avvocato Paola D’Agostino, responsabile Affare legali.

Il ministro Salvini ha illustrato come, nei primi 12 mesi del nuovo Codice degli appalti, si siano registrate alcune migliaia di pratiche suddivise in maniera equilibrata tra Lavori (3.173 procedure bandite) e Servizi e Forniture (3.975 procedure bandite). Omogenea anche la diffusione sul territorio nazionale, con una particolare concentrazione delle procedure in Lombardia e nel Lazio e un numero significativo di stazioni appaltanti anche tra i comuni.

Digitalizzazione, buona la prima ma passaggi da migliorare

Secondo il ministero, il primo feedback sul Codice appalti è positivo anche per quanto riguarda la digitalizzazione delle procedure, nonostante alcune difficoltà e alcuni passaggi da migliorare come richiede anche Conflavoro. Confermando, senza rinvio, la data del 1° gennaio 2024 per l’avvio della digitalizzazione, da quel giorno fino al 30 giugno 2024 sono comunque stati appaltati circa 100 miliardi tra Lavori e Servizi e Forniture.

Le proposte per migliorare il Codice appalti

In linea generale, Conflavoro ribadisce come per le piccole e medie imprese sia fondamentale la semplificazione dei requisiti al fine di partecipare agli appalti pubblici – un percorso comunque già avviato – e la previsione di una quota destinata loro specificamente, assicurando dunque alle PMI una parte significativa degli appalti pubblici.

Difatti, la dimensione delle gare continua a rappresentare un ostacolo significativo prevedendo capacità finanziarie e strutturali considerevoli e, di fatto, portando all’esclusione un numero considerevole di PMI. Di buon occhio, comunque, è vista da Conflavoro l’aver previsto criteri di aggiudicazione basati non soltanto sul prezzo, bensì anche sulla qualità delle offerte.

Incentivi fiscali per le PMI e sistema di certificazione

Tra le altre indicazioni di Conflavoro per il correttivo del Codice appalti figura poi la necessità di introdurre incentivi fiscali per le PMI, ad esempio sotto forma di detrazioni per i costi sostenuti nella preparazione, anche amministrativa e tecnica, delle offerte. 

Nondimeno, sarebbe importante la previsione di un sistema di certificazione per le PMI che dimostrano eccellenza nella partecipazione agli appalti pubblici. Per sviluppare infine politiche mirate, Conflavoro valuta necessaria una stretta collaborazione costante, nel merito, tra associazioni di categoria e ministero.

I correttivi al Codice appalti, come precisato durante l’incontro con il ministro Salvini, comunque ci saranno e cercheranno di andare incontro alle esigenze riscontrate dalle varie categorie, come il tema della revisione dei prezzi e quello del subappalto a cascata, di particolare interesse per piccole e medie imprese anche per quanto concerne la tutela della sicurezza sul lavoro. 

Su quest’ultimo tema, comunque, essendo legato alle disposizioni della normativa europea, le mani del governo sono legate. L’Ue, difatti, consente il subappalto oltre il primo livello mentre nel nostro ordinamento, già il codice DLgs 163/06 e ancora di più il DLgs 50/16, avevano posto limiti rigorosi al subappalto (dettati dalla normativa antimafia, per il contrasto dell’infiltrazione mafiosa negli appalti pubblici), mentre il nuovo Codice appalti si è uniformato ai dettami europei.

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