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8 marzo, per le donne retribuzioni minori e precariato. Disoccupazione al 9,5%

Tra le lavoratrici meno contratti stabili, più part-time e precarietà. Le pensioni sono solo il 44% del totale

A gennaio del 2023 l’occupazione femminile è cresciuta dello 0,2% rispetto a dicembre e dell’1,6% rispetto allo stesso mese di un anno fa. Ma, nonostante il trend in positivo, le donne italiane in termini di occupazione sono ben più di un passo indietro rispetto alla media europea. Le occupate sono soltanto il 51,9% delle donne tra i 15 e i 64 anni, contro il 69,7% degli uomini (Istat). Ancora maggiore è il divario nelle regioni del sud.

Sono alcuni dati che in occasione dell’8 marzo denunciano come nell’ambito del Lavoro le donne sono ancora penalizzate.

Il gap femminile

Il gap di genere è evidente, come si legge nel Gender Policies Report dell’Inapp. Se le donne che svolgono un lavoro retribuito restano sempre circa la metà, il tasso di disoccupazione femminile è del 9,5%, quello maschile è del 6,7%. Ancor più ampia la quota delle inattive: sono 42,6 su cento, gli inattivi il 25,2%. La non partecipazione è ancora una questione femminile. O forse è “la” questione femminile per eccellenza: il lavoro spesso neanche si cerca, anche perché quello non retribuito continua ad essere il fardello che è sempre stato.

Donne e maternità

Negli ultimi tempi il dibattito su donne e maternità è aperto. La maternità continua a essere percepita come un ostacolo non solo alla crescita professionale ma anche al lavoro in sé, (due anni fa le donne occupate senza figli erano il 74%, quelle con un figlio under 6 il 54%).

Secondo i dati Inapp, dopo la nascita di un figlio quasi 1 donna su 5 (18%) tra i 18 e i 49 anni non lavora più e solo il 43,6% permane nell’occupazione (il 29% nel sud ). Motivazione prevalente la conciliazione tra lavoro e cura (52%), seguita dal mancato rinnovo del contratto o licenziamento (29%).

Molti i contratti precari

Il lavoro delle donne è più precario di quello degli uomini e meno retribuito. La quota di contratti stabili, come ha rilevato il Gender Policies Report dell’Inapp, incide per il 20% su quelli maschili e per il 15% su quelli femminili. Sulla totalità dei nuovi contratti delle donne, il 49% è a tempo parziale, contro il 26,2% di quelli degli uomini.

Il nodo delle pensioni

L’ultima relazione annuale dell’Inps, riferita al 2021, ha evidenziato come sul totale di 305 miliardi di euro di pensioni erogate, solo il 44% sia stato corrisposto alle donne. La differenza tra uomini e donne nel reddito pensionistico è risultata di oltre 6mila euro.

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