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La settimana politica: la nuova drammatica escalation in Medio Oriente

Aumentano le tensioni in Medio Oriente con USA, Regno Unito, Francia e Germania hanno rafforzato la propria presenza militare nella regione

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Nuove tensioni in Medio Oriente. Israele ha dato avvio all’operazione denominata “Rising Lion”, colpendo nella notte del 13 giugno, tramite bombardamenti aerei, diverse installazioni iraniane di carattere strategico: siti nucleari, basi militari e impianti petroliferi. Oltre 200 velivoli da combattimento dell’Aeronautica israeliana, affiancati da agenti del Mossad, hanno preso di mira circa un centinaio di obiettivi distribuiti su tutto il territorio iraniano.

L’attacco ha provocato un numero elevato di vittime, tra cui importanti figure del mondo scientifico e militare. La risposta di Teheran non si è fatta attendere: una pioggia di missili ha investito – e sta continuando ad investire – molte aree urbane israeliane, colpendo città come Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme, provocando alcuni morti e molti feriti. La comunità internazionale ha reagito chiedendo una cessazione immediata delle ostilità in Medio Oriente e il rilancio dei negoziati sul dossier nucleare iraniano.

In particolare, il G7 e l’Unione Europea hanno invocato una de-escalation in Medio Oriente, mentre Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania hanno rafforzato la propria presenza militare nella regione. Di segno opposto le reazioni di Russia e Cina, che hanno denunciato l’attacco israeliano come una grave violazione della sovranità iraniana e messo in guardia dal rischio di un’escalation fuori controllo.

Dal canto suo, la Guida suprema iraniana Ali Khamenei ha definito le azioni di Israele un atto di guerra a tutti gli effetti, promettendo una rappresaglia esemplare. Teheran ha poi ventilato l’ipotesi di ritirarsi dal Trattato di non proliferazione nucleare e ha annunciato la sospensione dei negoziati in corso in Oman, affermando che non ci sono le condizioni per un dialogo mentre si subiscono attacchi militari.

Medio Oriente: le reazioni in Italia e il G7 in Canada

Sulle nuove tensioni in Medio Oriente, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto contatti con i vertici di Israele e con Donald Trump, ribadendo la contrarietà assoluta a un Iran dotato di armamento nucleare e convocando un vertice straordinario con i responsabili della sicurezza nazionale.

Nella giornata di sabato il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha poi svolto un’informativa dinanzi alle Commissioni Esteri di Camera e Senato, durante cui ha difeso il diritto di Israele a difendersi dalla minaccia nucleare iraniana e ha rassicurato sul vigile presidio della Farnesina sui cinquantamila connazionali presenti in quelle aree. 

Il tema del Medio Oriente è chiaramente al centro anche della riunione del G7 che sta avendo luogo in questi due giorni in Canada. Da quanto si apprende, alla vigilia dell’avvio formale del vertice Meloni avrebbe avuto un lungo colloquio informale con il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Merz, il primo ministro britannico Starmer e il primo ministro canadese Carney, mentre è atteso un probabile colloquio del Premier italiano con Trump a margine del G7. 

Politica interna: il dossier “terzo mandato”

Sul fronte politico interno, da Palazzo Chigi si punterebbe a modificare in tempi stretti la legge nazionale che limita a due i mandati dei governatori, tenendo conto del fatto che la Corte Costituzionale ha fatto prevalere la legge 165 del 2004  sulle leggi regionali bocciando quella della regione Campania.

L’obiettivo sarebbe duplice: permettere a Zaia di ricandidarsi in Veneto e creare tensioni nel campo avversario con una possibile ricandidatura di De Luca in Campania, minando l’accordo raggiunto tra M5S e PD sulla candidatura di Roberto Fico. Nelle valutazioni sulle modalità di intervento, un decreto o emendamento potrebbe incontrare resistenze dal Quirinale. La via più sicura resta un disegno di legge, anche se più lenta. 

Secondo un sondaggio YouTrend per Sky TG24, il 48% degli italiani è favorevole al limite di due mandati, mentre il 38% ne sostiene l’abolizione. Il sostegno maggiore all’eliminazione del vincolo arriva dagli elettori della Lega (77%) e, in misura minore, da quelli di Fratelli d’Italia (57%). Gli elettori di Forza Italia sono divisi. Nell’opposizione prevale la contrarietà: favorevoli solo il 40% dei 5 Stelle, il 28% di AVS e il 22% del PD.

 

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