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La settimana politica: dal piano ReArm Europe al risarcimento ai migranti della Diciotti

il piano ReArm Europe ha l’obiettivo di mobilitare 800 miliardi di euro per investimenti pubblici aggiuntivi nel settore della difesa e delle capacità militari

Il Consiglio Europeo di giovedì 6 marzo ha rappresentato un momento decisivo per l’Unione Europea, con la presentazione del piano ReArm Europe. Si tratta di una svolta storica con l’ufficiale assunzione di centralità strategica ed economica di sicurezza e difesa europea, dal momento che è emersa con chiarezza la necessità di rafforzare i valori comuni e la stessa identità dell’Ue, per via dell’impegno nella ricerca e nella difesa della pace. 

Gli obiettivi del piano

Il Consiglio ha dunque accolto con favore la proposta avanzata dalla Commissione del piano ReArm Europe, con l’obiettivo di mobilitare 800 miliardi di euro per investimenti pubblici aggiuntivi nel settore della difesa e delle capacità militari, anche in risposta all’atteggiamento di disimpegno da parte degli USA nei confronti dell’Ucraina.

Questo progetto si basa su un nuovo quadro giuridico che amplia le possibilità di finanziamento attraverso due direttrici principali: da un lato, il rafforzamento della spesa pubblica nazionale; dall’altro, l’integrazione di quest’ultima con strumenti di finanziamento europei su scala transnazionale.

Il presidente Giorgia Meloni al termine del vertice si è soffermata sul concetto di difesa, sottolineando come “sia un tantino diverso dal semplice nome dato al progetto di oggi, non dobbiamo solo parlare di riarmo, dobbiamo parlare di materie prime, di infrastrutture critiche, di cybersicurezza, della nostra autonomia strategica”. 

Le divisioni interne e nell’opposizione sul ReArm Europe

Il piano di riarmo ha spaccato il Governo e innescato divisioni interne agli stessi partiti. Oltre alla bocciatura del Piano da parte del ministro Giancarlo Giorgetti, lato Lega il vicepremier Matteo Salvini si è posto in maniera critica nei confronti della scelta di ReArm Europe, sottolineando come delle risorse così ingenti vadano destinate per altri interventi urgenti per l’Italia.

Invece l’altro vicepremier, Antonio Tajani, ha definito impossibile pensare alla sicurezza in Ucraina e in Europa senza gli Stati Uniti, tuttavia affermando come investire in difesa “significa un’Europa più sicura che rafforzi anche competitività e crescita”, mentre l’azzurra Licia Ronzulli vicepresidente del Senato è tornata sull’errore di comunicazione legato all’appellativo del Piano.

La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha detto chiaramente che quella intrapresa con ReArm Europe non è la strada che serve all’Europa, mentre al  contrario per l’ex commissario UE Paolo Gentiloni, esponente di spicco del PD, si tratta di un primo passo nella direzione giusta. Conte invece schiera apertamente il Movimento contro il piano di Ursula Von Der Leyen, parlando di spese folli e accusando il Premier di approvare un piano di spese folli. 

Migranti Diciotti, la condanna della Cassazione

Oltre alle questioni di politica internazionale ormai costantemente in agenda, il dibattito politico interno nel corso della settimana ha ruotato intorno alla sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che, accogliendo il ricorso di un gruppo di migranti a cui nel 2018 fu impedito di sbarcare dalla nave Diciotti, ha condannato il Governo italiano a risarcire i danni non patrimoniali determinati nei profughi dalla privazione per dieci giorni della libertà personale.

Fuori e dentro i social la maggioranza è compatta in un atteggiamento fortemente critico nei confronti dei magistrati, con il Viminale che addirittura definisce ininfluente la sentenza per la gestione dell’immigrazione.

Appena qualche giorno prima si era svolto l’incontro, definito da Palazzo Chigi “franco e proficuo” di una ristretta delegazione di Governo guidata da Meloni con l’Anm, durante cui la disponibilità della Premier ad aprire un tavolo di confronto sulle leggi ordinarie di attuazione della riforma non aveva comunque placato la volontà di mobilitazione da parte della magistratura associata contro la riforma sulla separazione delle carriere.

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