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La settimana politica: il giorno di Trump, la tregua a Gaza

Al centro del dibattito di queste ore ci sono Trump e Gaza, ma sul fronte interno ampio spazio ai mandati per le elezioni regionali e al referendum sull’autonomia

Poche ore dopo la tanto sospirata tregua al confitto israelo palestinese sulla Striscia di Gaza e la liberazione dei primi ostaggi israeliani del 7 ottobre, Giorgia Meloni è volata a Washington per assistere all’insediamento di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti. Sarà l’unico leader europeo presente, al fianco, tra gli altri, del presidente argentino Javier Milei, del vicepresidente cinese Han Zheng  e del leader del Brexit Party Nigel Farage.

Meloni a colloquio con Trump e Musk

Nel giorno di Trump sono attesi tutti gli ex presidenti degli Stati Uniti, insieme ai big tech Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, Chew Shou Zi di TikTok, Tim Cook di Apple, Sundar Pichai di Google e, ovviamente, Elon Musk – il quale, da quanto si apprende dalle indiscrezioni circolate nelle ultime ore, proprio insieme a Trump potrebbe ricevere Meloni proprio durante l’Inauguration Day per un breve incontro riservato.

Verso la separazione delle carriere dei magistrati

Se fuori dai confini nazionali l’attenzione è su Trump e sulla tregua a Gaza, in Italia non mancano le questioni su cui dibattere.

La strada è ancora lunga, ma lo scorso 16 gennaio è arrivato il primo dei quattro via libera (due per ciascun ramo del Parlamento a tre mesi di distanza l’uno dall’altro), al disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati, approvato dall’Assemblea della Camera con 174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti.

La riforma costituzionale passa così al Senato per la seconda lettura parlamentare. Hanno votato a favore compattamente tutti i partiti che sostengono il Governo (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati), insieme ad Azione e Più Europa dall’opposizione. Italia Viva si è astenuta, mentre il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra hanno votato contro.

Elezioni Regionali, le questioni De Luca-Zaia

A seguito dell’impugnazione da parte del Consiglio dei ministri della legge regionale della Campania, che consentirebbe al governatore Vincenzo De Luca di candidarsi nuovamente per un terzo mandato, la discussione sulla sussistenza del limite dei due mandati per i presidenti di Regione è giunta ormai all’esasperazione, con spaccature in seno alla maggioranza.

Se infatti Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno dichiarato la propria contrarietà all’eliminazione del limite, la Lega è a favore del terzo mandato, al punto tale che Salvini ha blindato la candidatura di Luca Zaia in Veneto, forte peraltro di un altissimo indice di gradimento a livello nazionale e internazionale.

Tra i nomi in circolo per le possibili candidature ad oggi spiccano Flavio Tosi per Forza Italia, invece per Fratelli d’Italia le indiscrezioni parlano del Presidente della Commissione Industria del Senato Luca De Carlo o dell’europarlamentare Elena Donazzan. 

Mentre il Partito Democratico, di cui lo stesso De Luca fa parte, rivendica la storica coerenza rispetto alla propria contrarietà al terzo mandato, dunque alla legge regionale campana, il governatore della Regione non intende retrocedere: nel corso di una conferenza stampa ha difeso la legge e ha attaccato il Governo e il PD, assicurando che andrà avanti per la propria strada.

Autonomia differenziata, referendum inammissibile

Questa sera la Consulta ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata delle Regioni.

A pronunciarsi sono stati gli attuali 11 componenti, dato che in Parlamento prosegue lo stallo per la nomina dei 4 giudici mancanti, il cui prossimo voto è fissato al 23 gennaio. Come in parte ci si aspettava fino ad oggi pomeriggio, la Corte ha rilevato che «l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari», pregiudicando in tal modo  «la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore».

La pronuncia di questa sera segue a quella di fine novembre, quando l’organo si era già espresso evidenziando la necessità di correzioni su ben sette profili del provvedimento ai fini della relativa compatibilità costituzionale.

La Consulta ha invece dichiarato ammissibili altri cinque referendum riguardanti la cittadinanza per gli extracomunitari, la disciplina dei licenziamenti illegittimi nei contratti a tutele crescenti del Jobs Act, l’indennità di licenziamento nelle piccole imprese, i contratti di lavoro a termine e la responsabilità solidale del committente negli appalti.

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