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Calo delle partite Iva, Capobianco: “Aziende italiane senza tutela”

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Calo delle partite Iva, il presidente nazionale di Conflavoro Pmi Roberto Capobianco esprime preoccupazione per il mondo delle imprese, sulla base dei dati diffusi dall’Osservatorio del Mef, che registrano una diminuzione del 6,1 per cento di nuove partite Iva, rispetto allo stesso mese dello scorso anno.

La distribuzione per natura giuridica mostra che il 73,1 % delle nuove partite Iva è stato aperto dalle persone fisiche, il 21,6 % dalle società di capitali, il 4,4 % dalle società di persona.

In un quadro decisamente preoccupante è significativa la ripartizione territoriale: il 41,3 % delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 22,6 % Al Centro, il 35,8 % al Sud. Il vero campanello d’allarme scatta in Abruzzo, con i dati che segnalano una flessione del 16,5 %: un numero che fotografa una condizione di precarietà assoluta, quella di una regione che ancora oggi porta con sé gli strascichi della devastazione del 2009, con il conseguente blocco della produttività. Ma al di là del singolo caso che, come tale, dovrebbe essere affrontato, con misure ad hoc da parte del governo, il problema sta a monte e riguarda il contesto destabilizzante che ostacola, ogni giorno, le aziende italiane. “Il punto – afferma Capobianco – è che chi vuole mettersi in proprio è spaventato da una serie di condizioni che sono ormai radicate nel concetto del ‘fare impresa’: mi riferisco a tasse, burocrazia, e accesso al credito per le start up”.

Ma  ancor più scoraggiante, per chi vuole fare impresa, è il timore di non riuscire a riscuotere i propri crediti: “E’ la problematica più comune – dice Capobianco – di cui nessuno parla, nonostante sia la prima causa che determina la chiusura delle aziende in Italia. Chi decide di fare impresa si trova a far fronte da subito alla realtà dei fatti, che si traduce in inquietudine e sfiducia. Una volta avviata l’attività, il neo imprenditore sostiene dei costi per realizzare il suo prodotto, si ingegna per trovare nuovo mercato e clientela, vende e consegna la merce o il servizio, ma nell’ 80% delle vendite, il cliente non rispetta i termini di pagamento, a causa di un malcostume ormai radicato nel nostro paese, difficile, a quanto pare, da debellare. Chi decide di fare impresa si trova in una situazione di impotenza, senza poter contare su una giustizia certa e rapida, che gli permetta di tutelare i suoi diritti, e uno Stato che invece pretende subito Iva e Tasse, su una fattura non riscossa”.

“E’ dall’analisi di questi elementi – conclude il presidente di Conflavoro Pmi – che il governo e le istituzioni dovrebbero ripartire per garantire maggiore tutela alle aziende, per ottenere più sviluppo e produttività. L’ imprenditore deve ritrovare l’ambizione e il coraggio di mettersi in gioco, e mai come oggi ha bisogno di supporto e tutela e non di uno Stato che chiede e tarda ad agevolare”.

 

 

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