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Discoteche, Conflavoro Pmi: “Aperture al 35%? Costi insostenibili per le imprese”

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Il presidente Roberto Capobianco: “Condizioni difficili, costi gestione insostenibili, serve arrivare almeno all’80%”

Era marzo 2020, l’alba della pandemia, l’ultima volta in cui le discoteche al chiuso hanno aperto le porte alla clientela. Adesso, dopo 20 mesi, il Cts ha dato il via libera per ricominciare a lavorare. La riapertura delle discoteche potrebbe essere inserita nel prossimo decreto che amplierà le percentuali di capienza di teatri, cinema, stadi.

“Il mondo degli eventi notturni – commenta Roberto Capobianco, presidente di Conflavoro Pmi – non esiste più, è stato spazzato via anche perché, purtroppo, gli aiuti a sostegno dei gestori delle discoteche non sono lontanamente sufficienti a evitare le tante chiusure già definitive di queste attività. Parzialmente positiva, ora, la notizia delle riaperture, perché se scendiamo nel dettaglio, scopriamo facilmente che molte realtà continueranno, per forza di cose, a restare chiuse o si vedranno costrette ad aumentare a dismisura i prezzi dei propri servizi o a ridurre drasticamente il personale. Il motivo è lampante: a queste condizioni i costi per i gestori saranno insostenibili”.

Per quanto riguarda le possibili, nuove regole, Conflavoro Pmi ha infatti molti dubbi. “In CdM arriveranno raccomandazioni molto stringenti. Si punta a riaprire, stando al Cts, al 35% della capienza massima al chiuso, oltretutto compreso il personale dipendente. La quantità della clientela ammessa, quindi, è oggettivamente irrisoria, se paragonata ai costi da affrontare. La capienza al 50% all’aperto – afferma Roberto Capobianco – oltretutto rischia paradossalmente di creare altro caos: in inverno e le discoteche all’aperto esistono solo in modo molto sporadico specie in alcune località di mare, le quali optano per far coesistere l’ibrido aperto-chiuso, il che creerebbe anche una certa confusione nella gestione della serata”.

“Quello che chiediamo al governo – conclude il presidente di Conflavoro Pmi – è di riflettere sulle nuove modalità di riapertura proposte dal Cts e di dare ai gestori delle discoteche la possibilità di riaprire in percentuali molte più alte, fino all’80%. La disponibilità alla riapertura in sicurezza è sempre stata massima anche da parte di queste imprese. Ma riaprire al 35%, anzi effettivamente molto meno, non dà vera speranza al settore. Rischia piuttosto di creargli nuove e assai più importanti difficoltà e oneri di gestione insostenibili”.

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