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Bankitalia: “Per le imprese segnali di ripresa non prima di un anno”

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Le stime di Bankitalia sulle vendite delle imprese e sulle prospettive future

Peggiorano le aspettative delle imprese sulla situazione economica generale e sulle condizioni di accesso al credito. È quanto emerge dall’indagine condotta dalla Banca d’Italia, condotta tra il 25 maggio e il 17 giugno 2020, sulle imprese italiane con almeno 50 addetti. 

Secondo l’indagine, i giudizi sulla situazione economica generale nel secondo trimestre del 2020 sono infatti peggiorati rispetto alla precedente indagine condotta in marzo. Le imprese riportano “una ampia flessione della domanda corrente”. Le attese a breve termine sulle vendite sono invece meno pessimistiche, così come quelle sulle proprie condizioni operative. La maggioranza delle imprese indica che “il proprio fatturato ha subito una riduzione a causa della pandemia e prefigura che la propria attività torni ai livelli prevalenti prima della crisi sanitaria in poco meno di un anno; solo il 3% delle aziende ritiene di non poter più tornare a livelli di fatturato pari a quelli precedenti la diffusione del Covid-19”.

 

Vendite crollate in modo unitario da Nord a Sud

Nel secondo trimestre – segnala Bankitalia – la quota di imprese che ha segnalato un peggioramento della situazione economica generale rispetto al trimestre precedente è aumentata, quasi al 90% in tutte le aree geografiche (82% la media nazionale nella scorsa indagine).

Le aziende attribuiscono una probabilità nulla al miglioramento della situazione economica generale nei prossimi tre mesi nel 38% dei casi. Una percentuale, questa, ancora elevata seppur più bassa rispetto allo scorso trimestre (70%). Il saldo fra le attese di miglioramento e quelle di peggioramento delle proprie condizioni operative nel breve termine è rimasto fortemente negativo, pur attenuandosi a -34 punti da -57. I giudizi sull’andamento della domanda totale negli ultimi tre mesi sono peggiorati. Il saldo fra le valutazioni di aumento e quelle di diminuzione è sceso a -60% (da -33). È risultato più contenuto in termini assoluti fra le imprese di più grandi dimensioni (-40).

Il deterioramento è stato più accentuato per la domanda estera dove il saldo si è ridotto di circa 40 punti percentuali, da -21%. L’attività delle imprese ha risentito delle chiusure disposte in conseguenza dell’epidemia. Secondo le risposte fornite nell’indagine, nell’industria in senso stretto e nei servizi circa il 75% delle aziende ha continuato a operare (apertura per decreto 43%, in deroga 19% o in telelavoro 13%).

 

I settori colpiti

Tale percentuale scende al 64% nel settore delle costruzioni. Le attese sull’evoluzione della domanda nel prossimo trimestre sono migliorate rispetto alla precedente rilevazione, benché il loro saldo sia ancora negativo per il complesso dell’industria in senso stretto e dei servizi (-5 punti percentuali, interamente determinato dalle imprese con meno di 200 addetti, a fronte di un saldo positivo delle rimanenti imprese).

In media le aziende dei servizi e dell’industria in senso stretto, il cui fatturato si è ridotto rispetto a prima dell’epidemia, si attendono che la propria attività ritorni ai livelli precedenti la crisi sanitaria in circa 10 e 9 mesi, rispettivamente. Poco più di un quinto delle imprese segnala invece livelli di attività già uguali o superiori. Solo il 3% delle aziende ritiene di non poter più tornare a livelli di fatturato pari a quelli precedenti la diffusione del Covid-19. Nelle costruzioni il recupero completo dell’attività è previsto in 8 mesi e circa il 30% delle aziende indica già livelli di attività uguali o superiori a quelli prevalenti prima dell’epidemia.

Gli effetti della pandemia, sottolinea ancora Bankitalia, si stanno manifestando principalmente sull’andamento della domanda (sia interna sia estera); preoccupazioni minori suscitano l’approvvigionamento delle materie prime, la disponibilità di forza lavoro e l’incremento dei costi degli input acquistati in Italia o all’estero.

I giudizi delle imprese sulle condizioni di accesso al credito sono “lievemente peggiorati” nel secondo trimestre rispetto al trimestre precedente (il saldo si è ridotto di 3 punti percentuali, da -5). In merito alle misure di supporto alla liquidità introdotte dai recenti decreti governativi, il 47% delle imprese ha avanzato richiesta di liquidità, che è stata accordata a circa il 70% di esse in forma totale o parziale.
 
Anche le condizioni per investire “sono valutate in peggioramento”. I piani di spesa delle imprese “prefigurano una riduzione degli investimenti nel complesso del 2020, riconducibile soprattutto alla caduta già registrata nella prima metà dell’anno”. Anche le attese sull’occupazione “restano sfavorevoli nel settore dell’industria in senso stretto e nei servizi, mentre sono tornate positive nell’edilizia”.

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