Politica La settimana politica: il referendum flop e il riavvicinamento Meloni-MacronOltre al referendum, ballottaggi a Matera e Taranto e bilaterale Italia-Francia su Europa e Ucraina. Spazio anche al confronto Trump-Merz e alle piazze pro Gaza martedì 10 Giugno 2025martedì 10 Giugno 2025 Array Affluenza negativa (quasi) record per i 5 quesiti referendari su cui gli elettori italiani sono stati chiamati a esprimersi domenica 8 e lunedì 9 giugno. Ha vinto il Sì, ma la soglia raggiunta, per tutti i quesiti, è stata ben al di sotto del 50% + 1 necessaria a rendere validi i referendum abrogativi. Complessivamente, si è infatti recato alle urne il 30,58% dell’elettorato. I picchi più alti di voto per i referendum si sono registrati in Toscana (39,10%) ed Emilia Romagna (38,1%), con Piemonte (35,2%) e Liguria (35,1%) a seguire. Il dato più basso è stato registrato a Bolzano con un’affluenza del 15,9% e, in generale, al Sud Italia, in particolare Calabria (23,8%) e Sicilia (23,1%). Le grandi metropoli si sono attestate sopra la media nazionale: a Firenze il dato più alto in assoluto (46%), poi torino (39,3%), Milano (35,4%), Roma (34%) e Napoli (31,8%). I risultati dei quesiti del referendum I 4 quesiti del referendum sul lavoro hanno evidenziato risultati molto simili tra loro. Il reintegro in caso di licenziamento illegittimo ha incassato Sì per l’88,8% (10,5 milioni); per l’indennità in caso di licenziamento i Sì sono stati l’87,3% (10,3 milioni); per le causali dei contratti a termine, Sì pari all’88,8% (10,4 milioni), mentre per la responsabilità sugli infortuni sul lavoro nei subappalti i Sì sono stati l’87,2% (10 milioni). Per quanto riguarda il quesito sulla cittadinanza “breve”, il più immediatamente comprensibile, i Sì hanno invece ricevuto molti meno consensi, fermandosi al 65,1% (7,5 milioni di voti). Il commento della maggioranza Il Governo, con il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, braccio destro di Meloni, parla di Esecutivo “ulteriormente rafforzato e sinistra ulteriormente indebolita”, riferendosi agli esiti dei referendum. Per il vicepremier Antonio Tajani “è stata una sconfitta della sinistra e dell’opposizione che voleva tentare l’assalto al governo utilizzando il grimaldello dei referendum. Forse bisogna cambiare la legge sui referendum, servono probabilmente più firme, anche perché abbiamo speso tantissimi soldi per esempio per portare centinaia di migliaia, milioni di schede per gli italiani all’estero che sono tornate bianche”. Per l’altro vicepremier, Matteo Salvini, “in due anni e mezzo al governo del Paese abbiamo ottenuto il record di italiani al lavoro, disoccupazione ai minimi, crescita dei posti fissi e calo del precariato: alla sinistra lasciamo le chiacchiere, Lega e Governo rispondono coi fatti, e gli Italiani col voto (e il non voto) di ieri e oggi lo hanno capito benissimo”. Il dibattito interno al PD Lettura diametralmente opposta quella della segretaria del PD: Elly Schlein ha affermato che “oltre 14 milioni” sono andati alle urne per i referendum, cioè “più di quelli che hanno votato la destra” alle ultime Politiche e che, quindi, “la battaglia non finisce oggi”. Ma la minoranza del Partito Democratico attacca: “Una sconfitta profonda, seria, evitabile. Purtroppo un regalo enorme a Giorgia Meloni e alle destre. Fuori dalla nostra bolla c’è un Paese che vuole futuro e non rese di conti sul passato. Ora maturità, serietà e ascolto, evitando acrobazie assolutorie sui numeri”, ha dichiarato l’eurodeputata Pina Picierno in merito ai referendum. Landini: “Allargare alleanze e relazioni” Il leader della CGIL, Maurizio Landini, ha invece parlato di “crisi democratica evidente” riferendosi alla bassa affluenza ai referendum, ma ha sottolineato come sue eventuali dimissioni non siano assolutamente da prendere in considerazione. Ha poi aggiunto che un tale numero di votanti implica per il sindacato “la necessità di impegnarci ancora di più, anche con il necessario cambiamento che questo comporta in termini di coerenza della nostra azione e di allargamento di alleanze e relazioni”. Ballottaggi, i risultati di Matera e Taranto Sempre tra domenica e lunedì, oltre ai referendum, si è poi svolto il turno di ballottaggio per le elezioni comunali in 13 città, tra cui i capoluoghi di provincia Matera a Taranto. La città lucana ha scelto come sindaco Antonio Nicoletti del centrodestra con il 51,31% dei consensi, mentre il nuovo primo cittadino della città pugliese è Pietro Bitetti, espressione del centrosinistra, con il 54,66% delle preferenze. Il bilaterale tra Meloni e Macron Nei giorni scorsi si è svolto anche il tanto atteso confronto a Roma tra Meloni e il presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, preceduto da un incontro, sempre a Palazzo Chigi, tra Meloni e il Primo Ministro slovacco, Robert Fico. Strette di mano e sorrisi a favore di obiettivo tra il Presidente del Consiglio e Macron, ma dietro il colloquio di quasi quattro ore c’era la necessità di riallacciare i rapporti anche personali tra i due. Il comunicato stampa congiunto sembrerebbe “ratificare” un nuovo inizio: “L’Italia e la Francia, fedeli al loro ruolo di nazioni fondatrici della costruzione europea, intendono rafforzare il loro impegno comune per un’Europa più sovrana, più forte e più prospera, soprattutto orientata alla pace e capace di difendere i propri interessi e di proteggere i propri cittadini”, si legge nella nota. E ancora: “L’incontro ha evidenziato forti convergenze sull’agenda europea per la competitività e la prosperità, […] sulle condizioni necessarie a far concorrere le imprese europee ad armi pari. […] come l’intelligenza artificiale, le fonti di energia decarbonizzate rinnovabili come il nucleare, e lo spazio, dove i nostri interessi bilaterali ed europei sono collegati. Francia e Italia sono inoltre determinate a collaborare nella preparazione del prossimo Consiglio europeo e, più in generale, sul prossimo quadro finanziario pluriennale, sulla migrazione, sull’allargamento e sulle riforme”. In riferimento alla difesa europea, Meloni e Macron hanno inoltre auspicato un ambizioso cambio di scala sia in termini di investimenti che di sostegno alla base di difesa industriale e tecnologica europea. È stato infine stabilito che il prossimo vertice bilaterale tra i due Paesi si svolgerà in Francia agli inizi del 2026. Ancora lontana la pace tra Kiev e Mosca Per quanto riguarda i colloqui di pace tra Ucraina e Russia, nel frattempo, anche il secondo round, a Instanbul, si è concluso senza progressi significativi, con Kiev che ha proposto un nuovo incontro entro la fine di giugno. L’Ucraina ha presentato tre obiettivi per risolvere il conflitto: un cessate il fuoco di 30 giorni, il rilascio dei prigionieri e un incontro tra Zelensky e Putin. Mosca ha rifiutato la proposta di un cessate il fuoco incondizionato. Gli unici risultati tangibili riguardano il proseguimento degli scambi di prigionieri, con un nuovo scambio in preparazione. Trump e Merz, primo incontro Il tema è stato centrale anche durante il primo incontro bilaterale tra il presidente USA Donald Trump e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, alla Casa Bianca. Merz ha sollecitato Trump a usare la sua influenza per spingere Mosca verso una soluzione. Trump, reduce dalla grande rottura consumata in pubblico con Elon Musk, ha ammesso di aver chiesto a Putin di evitare ritorsioni contro Kiev, ma si è detto scettico su una tregua imminente. Ha quindi paragonato il conflitto a “due bambini che litigano nel parco”, lasciando intendere come, a suo avviso, sia meglio lasciar sfogare le parti prima di intervenire. Ha però avvertito che, se la situazione degenerasse ulteriormente, gli USA potrebbero agire in modo duro, anche contro entrambe le nazioni. Opposizioni: due manifestazioni pro Gaza Sul fronte interno, intanto, le opposizioni continuano a muoversi su percorsi separati anche per quanto riguarda le manifestazioni sulla situazione di Gaza. I centristi di Italia Viva e Azione, insieme a +Europa, lo scorso venerdì si sono ritrovati al Teatro Parenti di Milano con la maratona oratoria “Due popoli, due Stati, un destino”. Matteo Renzi e Carlo Calenda si sono ritrovati pubblicamente dopo il divorzio politico e la scissione in due gruppi parlamentari. A Milano erano presenti anche alcuni riformisti della minoranza interna al PD, quali Pina Picierno, Graziano Delrio, Lia Quartapelle, Giorgio Gori, Marianna Madia, Emanuele Fiano e Piero Fassino. Il giorno seguente, sabato, PD, M5S e AVS si sono invece riuniti in corteo a Roma, da piazza Vittorio Emanuele a piazza San Giovanni, alla presenza dei rispettivi leader Elly Schlein, Giuseppe Conte e Angelo Bonelli–Nicola Fratoianni Il corteo si è ispirato alla mozione unitaria presentata ad aprile per chiedere il cessato il fuoco immediato a Gaza, la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas e l’invio di aiuti umanitari. Hanno sfilato Dal palco di San Giovanni, Schlein ha detto, fra l’altro: Noi da qui esprimiamo tutto il nostro supporto agli israeliani che stanno protestando contro i crimini del loro governo, accusandolo di perseguire questa guerra per fini personali”. E ancora, attaccando il Governo: “Meloni ascolti questa piazza e riconosca lo stato di Palestina. I palestinesi non sono da soli, le loro vite contano. Palestina libera e due popoli e due stati. Voi oggi mostrate un’altra Italia rispetto a questo governo, un’Italia che non tace e vuole la pace”. La tua crescita passa da una nostra sede Cerca la più vicina a te Tanti vantaggi in una tessera associativa Iscriviti ora Tanti vantaggi in una tessera associativa Iscriviti ora Scopri le altre nostre convenzioni 10% di sconto sui tuoi viaggi Leggi tutto Gestione delle risorse umane in un clic Leggi tutto 30% di sconto sulle tariffe web Leggi tutto Nexi, l'innovazione dei pagamenti digitali in Italia Leggi tutto