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Formazione professionale? Le imprese italiane non investono abbastanza

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Solo la formazione sulla sicurezza alza la media. Ignorate le competenze relazionali

 

La formazione interna alle imprese, fatta salva quella relativa all’area ambiente-sicurezza sul lavoro, in Italia non funziona. O, quantomeno, non è un capitolo di spesa sul quale gli imprenditori investono tempo e denaro.

E’ quanto emerge dall’ultima analisi in merito resa disponibile dall’Istat, intitolata ‘La formazione nelle imprese in Italia’ e riferita al 2015. La pubblicazione mette a confronto i dati di due anni fa con quelli risalenti al 2010 e al 2005.

I numeri delle PMI – I dati dell’Istat registrano, rispetto al 2010, un incremento del 5% delle attività di formazione nelle imprese italiane con almeno dieci dipendenti. Nel 2015 la percentuale è di 60,2 punti e nel 2010 era di 55,6 punti. Nel 2005, dunque prima del Dlgs 81/2008 (Testo Unico sulla sicurezza), la percentuale era di 32,2 punti. La maggiore formazione, come sottolineano gli stessi tecnici dell’Istat, è determinata dall’andamento positivo dell’area ambiente-sicurezza sul lavoro. Infatti diminuisce la formazione interna non obbligatoria e implicante investimenti economici necessari ad aggiornare le competenze professionali dei lavoratori. Questi corsi, nel complesso, trovavano il consenso del 33,7% delle imprese nel 2010, mentre, nel 2015, l’investimento ha interessato il 32,3% delle aziende totali.

La forbice con le grandi imprese – Tre imprenditori su quattro (74%) ritengono il proprio personale già qualificato a sufficienza per le mansioni che deve svolgere e, dunque, non necessario un ulteriore investimento in tempo e denaro. Il 13%, invece, afferma che i costi per la formazione professionale siano troppo elevati. Dai dati Istat emerge che sono soprattutto i piccoli imprenditori, quelli che hanno tra i 10 e i 19 addetti, a considerare già formato il proprio personale (76%). Man mano che le dimensioni dell’azienda crescono, invece, aumenta la formazione professionale. Le imprese con più di 1000 dipendenti, ad esempio, sono attive per il 98% nella formazione professionale.

Privilegiata la formazione tecnica – Dai dati Istat si evince un’altra questione meritevole di particolare attenzione. Nella formazione professionale risulta, difatti, preminente l’investimento sulle competenze tecnico-operativo da parte delle imprese. Non sono, invece, viste con lo stesso riguardo le competenze relazionali e manageriali. Oppure quelle legate al team working e alle conoscenze informatiche di base e delle lingue. Segno che è arrivato il momento, da parte dello Stato, di puntare forte sugli incentivi e sugli sgravi fiscali atti a promuovere al meglio queste determinate skill previste, tra l’altro, come fondanti la cosiddetta Industria 4.0.

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