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Formazione del personale, netto divario tra piccola e grande impresa

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Le aziende dedicano sempre più spazio e risorse alla formazione interna dei propri lavoratori. E’ ancora molto ampia, però, la forbice tra piccola e grande impresa

 

Più di un’impresa su quattro investe nella formazione

La probabilità che i lavoratori della piccola impresa ricevano aggiornamenti formativi risulta essere circa quattro volte inferiore rispetto a quella dei dipendenti delle grandi aziende. E’ quanto emerge dall’approfondimento dei dati del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con Anpal.

Segno che i pur numerosi incentivi statali restano ancora difficilmente accessibili dalle piccole realtà. Il prossimo governo dovrà, pertanto, trovare una soluzione anche a questo problema.

In generale, un dipendente su tre di industria e servizi, nel 2016, ha potuto aggiornare le proprie competenze o acquisirne di nuove partecipando all’attività formativa organizzata dalla propria impresa. Sono quasi 366 mila le imprese dell’industria e dei servizi con dipendenti (oltre una su quattro) ad aver investito nella formazione del personale.

Rispetto all’anno precedente, l’erogazione della formazione aziendale del 2016 fa registrare un incremento di quasi un punto percentuale in termini di dipendenti coinvolti nei corsi (oltre 3,2 milioni complessivamente).

 

I settori

La maggior parte delle attività formative (il 73% dei casi) puntano a modificare l’approccio dei lavoratori alla gestione di procedure già svolte. La restante parte, invece, si suddivide equamente tra la necessità di formare nuovo personale in entrata e l’erogazione di corsi a personale interno volti all’acquisizione di competenze per funzioni completamente diverse.

Il settore industriale nel suo complesso mostra maggiori necessità di tenere aggiornate le competenze del proprio personale. Nel 2016 l’incidenza delle imprese formatrici si attesta al 32,3% per l’industria ed è pari al 24,3% per i servizi. All’interno dei settori, però, la differenza di approccio è notevole. Si va, infatti, dal 54,4% dei servizi finanziari e assicurativi, al 45,8% delle industrie chimiche e farmaceutiche e al 45,6% della sanità, assistenza sociale e servizi sanitari.

 

Guida il Nord, indietro il Sud

Il Nord presenta percentuali di imprese formatrici superiori alla media nazionale (33% al Nord Est e 29,7% al Nord Ovest). Il Centro, invece, si ferma al 25,4% mentre il Sud al 21%. Difatti, nella classifica delle province stilata in base alla percentuale di imprese che fanno formazione, fra le prime dieci ve ne sono otto del Nord Est e due del Nord Ovest. Le ultime dieci, di contro, sono tutte localizzate al Sud e Isole, con l’unica eccezione di Fermo.

L’impegno in attività formative è uno strumento per permettere alle imprese di rispondere anche alla cosiddetta skill obsolescence. Un fenomeno, questo, intensificato anche dalla diffusione delle tecnologie digitali. Una strategia che, più recentemente, può avvalersi anche dei fondi previsti dal Piano nazionale Impresa 4.0. Il Piano, difatti, prevede un credito di imposta per le attività formative volte ad acquisire conoscenze in ambiti specifici (Big data, Internet of things, Cyber security, ecc.).

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