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Multe salatissime per le imprese che ottengono incentivi e delocalizzano

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Il Decreto dignità in approvazione prevede il divieto, per cinque anni dal beneficio, di spostare fuori Italia la produzione anche se su suolo UE. Multe fino a quattro volte il sostegno ottenuto

Il Decreto dignità? Per il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio è “un primo passo avanti”. Il leader del Movimento 5 Stelle, infatti, sottolinea di nuovo come la prossima legge di Bilancio interverrà sul costo del lavoro, abbassandolo.

“Il nostro obiettivo – dichiara infatti il ministro e vicepremier in vista dell’approvazione del Decreto dignità – è abbassare il costo del lavoro per permettere alle persone di avere contratti con più tutele possibile. Questo obiettivo richiede anche che le imprese smettano di spendere costi per la burocrazie per avere più risorse”.

Tra le misure già note del provvedimento (ritocchi al redditometro, abolizione dello split payment per i professionisti, scadenza dello spesometro rimandata da settembre 2018 a fine febbraio 2019), ve ne è anche una che ‘costringe’ le imprese a restare in Italia.

Si tratta della disposizione sui limiti alla delocalizzazione delle imprese. Essa punta ad arginare lo spostamento delle attività economiche fuori dall’Italia, anche fosse soltanto inerente ad alcuni step del processo produttivo, qualora queste attività abbiano beneficiato di un qualche tipo di sostegno economico pubblico nei precedenti cinque anni.
 

Sanzioni pecuniarie da due a quattro volte il beneficio ottenuto

Previsto un giro di vite, insomma, per tutte quelle imprese che beneficiano di incentivi statali e, poi, ritengono più conveniente avere la catena produttiva all’estero. Non solo, il governo ha intenzione di sanzionare pesantemente queste attività che hanno beneficiato di sostegni economici sotto varia forma, non importa quale. Può trattarsi di contributi, finanziamento agevolato, aiuti fiscali eccetera. La sanzione pecuniaria va da due a quattro volte il beneficio fruito dall’impresa, più il 5% di interessi.

La norma – si legge nella bozza del Decreto dignità – stabilisce che “in caso di delocalizzazione dell’attività economica o di un’attività analoga o di una loro parte per la quale siano stati concessi aiuti di Stato per l’effettuazione di investimenti produttivi, l’impresa beneficiaria decade dal beneficio concesso ed è sottoposta, inoltre, a sanzioni pecuniarie di importo da due a quattro volte quello del beneficio fruito”.
 

Vincolo previsto inizialmente anche per i Paese dell’Unione Europea

Il vincolo sulla delocalizzazione riguarda il suolo extracomunitario, anche se inizialmente la bozza riguardava tutti i territori fuori dai confini italiani. E, inoltre, la norma – nella proposta del Decreto dignità in fase approvazione – questo vincolo vale sempre, anche a prescindere dall’impatto sull’occupazione.

Il Decreto dignità, infine, prevede che siano le diverse Pa che istituiscono e gestiscono i vari strumenti di sostegno a farsi carico dei controlli del vincolo di delocalizzazione. E, qualora sia accertata la trasgressione, anche a stabilire le modalità di restituzione dei benefici che l’impresa deve restituire data la loro decadenza.

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