Politica La settimana politica: accordo USA-Ue sui dazi al 15%L’accordo sui dazi arriva con il Patto di Turnberry, mentre la Francia annuncia il prossimo riconoscimento dello Stato di Palestina lunedì 28 Luglio 2025martedì 26 Agosto 2025 Array Il 27 luglio, in Scozia, l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo che segna un punto di svolta sui dazi e nei rapporti commerciali transatlantici. È il cosiddetto Patto di Turnberry, definito in ultima istanza direttamente tra la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente americano Donald Trump. L’intesa introduce una tariffa base del 15% sulla maggior parte dei prodotti, una soglia più alta rispetto all’accordo del 10% stretto in passato dal Regno Unito, ma considerata equilibrata per evitare una guerra commerciale aperta. Una cifra già adottata anche dal Giappone e che rappresenta, di fatto, una linea comune per contenere l’instabilità tariffaria globale. Dazi fermi al 50% su acciaio e alluminio La nuova tariffa interesserà settori nevralgici per l’export europeo: macchinari industriali, alimentari, moda e – salvo colpi di scena – anche i medicinali, che tuttavia restano sotto osservazione USA. Trump, infatti, ha lasciato intendere che farmaci, elettronica di consumo e microprocessori potrebbero essere in futuro soggetti a regole più restrittive per incentivare la produzione domestica. Più netta, invece, la posizione su acciaio e alluminio, che resteranno al 50%, almeno per ora, anche se Bruxelles conta di poter aprire un tavolo per introdurre un sistema di quote. In contropartita, alcune categorie saranno completamente esenti da dazi, con tariffa pari a zero: si tratta di prodotti ad alto contenuto strategico come aerei e componentistica (Airbus e Boeing), farmaci generici, determinati prodotti chimici, macchinari per la produzione di semiconduttori, alcune risorse naturali, materie prime critiche e prodotti agricoli selezionati. Si arriva a impatto nullo, ad esempio per i prodotti lattiero-caseari e l’olio extravergine d’oliva. È inoltre possibile che alcuni superalcolici beneficino dell’esenzione, mentre il vino europeo – salvo ulteriori esenzioni – resterà soggetto a tassazione. A livello economico, l’accordo si basa su un impegno dell’UE ad acquistare 750 miliardi di dollari di energia statunitense nei prossimi tre anni – in gran parte gas naturale liquefatto – per azzerare le residue dipendenze dal metano russo. A questo si aggiunge un piano da 600 miliardi di dollari di investimenti europei negli USA, oltre a un incremento degli acquisti di armamenti americani, coerente con l’orientamento NATO a portare la spesa militare fino al 5% del PIL. Ma se l’intesa è stata accolta con favore dalle istituzioni europee, che ne sottolineano la stabilità a lungo termine e la capacità di riaprire il mercato americano alle imprese del continente, restano preoccupazioni sui costi per l’industria europea. Secondo uno studio del think tank Bruegel, Italia, Irlanda, Germania e Francia sono i paesi più esposti all’impatto dell’accordo. L’Italia, in particolare, rischia di essere colpita poiché legata a settori trainanti come auto, moda e farmaceutica che potrebbero subire effetti significativi. La posizione italiana La premier Giorgia Meloni ha definito l’accordo “positivo”, sottolineando come sia stato centrato l’obiettivo politico primario: evitare un’escalation commerciale dalle conseguenze devastanti. Ha però invitato a non abbassare la guardia, evidenziando la necessità di definire con attenzione i dettagli dell’intesa raggiunta. Gli sherpa europei e statunitensi saranno impegnati nelle prossime settimane proprio per sciogliere i nodi rimasti, a partire dalle esenzioni sensibili e dai settori esclusi. Francia riconoscerà Stato di Palestina Sul fronte politico internazionale, è stata la Francia a imprimere una svolta diplomatica destinata a far discutere. Emmanuel Macron ha annunciato che a settembre, di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Parigi riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina. È il primo paese del G7 a farlo. Una decisione che Macron ha definito come necessaria per rilanciare il processo di pace e riaffermare la prospettiva dei due Stati come unica via d’uscita dalla crisi di Gaza. Il gesto francese è stato accolto con favore da diversi Paesi europei e arabi, ma ha suscitato dure reazioni da parte di Israele e degli Stati Uniti. In Italia, invece, la linea è rimasta improntata alla prudenza. Meloni ha ribadito il sostegno alla soluzione dei due Stati, ma ha definito “controproducente” un riconoscimento unilaterale in assenza di condizioni concrete. Una distanza diplomatica tra Roma e Parigi che alimenta il confronto politico anche all’interno del dibattito europeo. Critiche sono arrivate dalle opposizioni, con il leader 5Stelle Giuseppe Conte che ha parlato di “atto di sudditanza verso il criminale Netanyahu”. La Consulta sui licenziamenti illegittimi Nel frattempo, sul piano interno, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il tetto massimo di sei mensilità come indennizzo per i licenziamenti illegittimi nelle microimprese. La Corte ha stabilito che un limite rigido impedisce al giudice di adeguare il risarcimento alla gravità del caso, svuotando di fatto la funzione deterrente della sanzione. Il numero di dipendenti, ha evidenziato la Consulta, non può essere l’unico criterio per misurare la capacità economica dell’azienda. La pronuncia arriva a meno di due mesi dai quesiti referendari sul lavoro, alimentando un nuovo fronte di confronto. La CGIL ha accolto con favore la decisione e rilanciato la centralità del tema occupazionale nel dibattito politico, chiedendo un intervento legislativo che rafforzi le tutele dei lavoratori. La separazione delle carriere Se su un tema di impatto universale come le nuove norme sul reato di femminicidio il Senato ha votato in modo compatto all’unanimità, sul versante della giustizia Palazzo madama ha innescato un acceso dibattito dentro e fuori l’Aula, approvando il DDL che introduce la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Si tratta di una riforma di lungo corso, fortemente voluta da Forza Italia, che ha definito l’approvazione “una giornata storica”. Per Giorgia Meloni è “un passo importante verso una giustizia più equa e trasparente”. Di segno opposto i commenti delle opposizioni: sempre Giuseppe Conte ha denunciato una “giustizia su misura per chi conta”, evocando il rischio di una politicizzazione dell’ordinamento. Commenti negativi sono piovuti anche sul Ministro della Giustizia Carlo Nordio, accusato dall’Associazione Nazionale Magistrati di essere stato fra i firmatari, nel 1994, di una lettera contro la separazione delle carriere. Il DDL necessita di due ulteriori passaggi parlamentari poiché si tratta di una riforma costituzionale, ma con tutta probabilità diverrà oggetto, nel 2026, di un nuovo referendum. Le trattative in vista delle Regionali Infine, con lo sguardo rivolto alle prossime elezioni regionali, i partiti si muovono per compattare le rispettive coalizioni. Nel campo progressista, Elly Schlein ha incontrato il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, nel tentativo di chiudere l’accordo attorno alla candidatura di Roberto Fico. De Luca avrebbe posto sul tavolo alcune condizioni: fine del commissariamento del PD campano, inclusione della sua lista civica e posti in giunta per due suoi fedelissimi. Anche nel centrodestra il confronto è aperto, ma la coalizione ha confermato l’intenzione di presentarsi unita. Non ci sarà né un rinvio al 2026 né un Election Day: la partita, insomma, è già cominciata. 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