Nazionali Terremoto, allarme da Conflavoro Pmi Ascoli: “Serve urgente sblocco dei fondi” giovedì 15 Dicembre 2016 Array Nazionali “Le previsioni per i nostri territori colpiti dal terremoto sono catastrofiche, se qualcosa non cambia. Siamo ai minimi storici: nell’area di Ascoli Piceno negli ultimi anni sono stati distrutti interi comparti. Come ci possiamo rialzare da questa ennesima batosta?” Il presidente di Conflavoro Pmi di Ascoli Piceno, Simone Marcelli, fa una panoramica devastante, ma lucida, di quel che sta accadendo alle piccole e medie imprese del territorio marchigiano. “Se non possiamo più essere provincia industriale – dice – Cosa diventerà questa terra? Il turismo è bloccato e ora il terremoto lo ha affossato ancora di più”. Eppure di progetti a sostegno delle aziende ce ne sono, ma ad oggi risultano tutti sospesi. A prescindere dal sisma che ha letteralmente messo in ginocchio un territorio già provato, questa è la prassi per Ascoli, che è stata in attesa, fin dal 2008, del riconoscimento di ‘area di crisi complessa’, per l’intera zona Val Vibrata-Valle del Tronto Piceno. Ma il decreto attuativo è chiuso nel cassetto, slitta di mese in mese: “Siamo penalizzati – spiega Marcelli – perché non sono ancora stati sbloccati i fondi, in attesa dell’approvazione del Mise, mentre sarebbe opportuno inserire anche per l’area di crisi del Piceno la possibilità per le imprese di avviare gli investimenti entro i dodici mesi antecedenti alla data di presentazione della domanda, senza dover attendere per forza procedure complesse. Attendavamo l’applicazione del bando per l’erogazione, appunto, dei contributi, ma non è mai arrivato. Anzi, ora a seguito del sisma la situazione si complica, con un ulteriore protrarsi delle tempistiche. Siamo in attesa di un aiuto che al momento non accenna ad arrivare. Ci stanno davvero mettendo a dura prova. Questa zona era già in grande difficoltà da anni, sotto il profilo industriale. Dal 2009 a gennaio 2015 hanno chiuso quasi 3000 aziende, vittime di procedure fallimentari. E tutte piccole e medie imprese. Fino ad oggi, che di nostro non è rimasto quasi più nulla. Le grandi aziende, infatti, anche alcune multinazionali presenti nella Valle del Tronto, con la crisi hanno semplicemente delocalizzato azzerando l’indotto, che era notevole, soprattutto nei settori delle costruzioni e dell’industria meccanica, per fare un esempio. Risultato: negli ultimi anni abbiamo perso circa ventimila posti di lavoro”. Marcelli non usa mezzi termini nel dire che la situazione del Piceno e, in particolare di Ascoli è lasciata a se stessa e che la politica ha avuto in questo una bella fetta di responsabilità, lasciando una città ai margini rispetto al territorio circostante che, nonostante tutto, può contare ancora su determinati settori, come la zona di Fermo, che con tutta la crisi, acuita dal blocco delle esportazioni verso la Russia, “voluta da una Europa animata da una politica sanzionatoria – sottolinea Marcelli – si regge ancora, ma sempre più faticosamente sul comparto calzaturiero”. Ascoli aveva una enorme necessità di attingere ai fondi per ripartire con le proprie forze “e invece – spiega – non ci hanno concesso nemmeno quanto ci era dovuto. Per questo chiedo che arrivi il prima possibile la firma sui decreti attuativi, perché si possa sbloccare una situazione di urgenza assoluta. L’impegno di Conflavoro c’è e lo abbiamo manifestato da subito. Abbiamo cercato, ad esempio, di venire incontro alle esigenze delle nostre aziende studiando insieme ad una società leader nel territorio che si occupa di finanziamenti europei, un progetto per dare la possibilità alle imprese di accedervi, attraverso la conoscenza e la promozione di bandi, come quello che punta a sostenere l’avvio di startup innovative. Ma i fondi strutturali passano per le Regioni, e spesso ravvisiamo una scarsa aderenza di questi alla tipologia delle imprese locali che pure avrebbero bisogno di accedervi. E’ una situazione di stagnazione estenuante e disarmante – conclude Marcelli – ma adesso non c’è più tempo da perdere, abbiamo assoluto bisogno di vedere segnali di sostegno da parte del governo, decisamente molto più concreti della vuota promessa della fornitura di casette per i terremotati in sette mesi. Vi sono situazioni di assoluta urgenza e i tempi burocratici che nel nostro paese appesantiscono in misura abnorme ogni azione e ogni impresa devono essere assolutamente superati con una più rapida esecutività: è un fattore indispensabile affinché si inverta un meccanismo malato e le imprese possano tornare a fare il loro mestiere e produrre benessere e profitto”. E finché i tempi slittano e i progetti saltano a causa delle mancate promesse, l’associazione di categoria non si dà per vinta e cerca una via di uscita per manifestare il suo sostegno. Per metà gennaio intanto è previsto un concerto di musica sacra, a scopo benefico, che si terrà all’Auditorium Buonvecchi. Per l’evento la Conflavoro metterà a disposizione 300 biglietti al costo di 25 euro ciascuno, per poi devolvere il ricavato alle famiglie sfollate. 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