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Formazione e lavoro: “Ennesimo paradosso e a pagare sono le imprese”

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“E’ quasi paradossale che a fronte di una disoccupazione dilagante, che supera il 40 per cento, ci siano aziende che non riescono a trovare lavoratori con un profilo ad hoc”. La pensa così il presidente nazionale di Conflavoro Pmi Roberto Capobianco che commenta i  dati diffusi da Unioncamere, secondo i quali per le imprese, nei primi tre mesi del 2017, il 19,9% delle assunzioni è di difficile reperimento. In Toscana un imprenditore su cinque è in difficoltà a trovare il candidato giusto. “Imprenditori troppo pretenziosi o giovani senza voglia di fare? – commenta il presidente – Non mi piacciono i luoghi comuni e le etichette, dal momento che sarebbe opportuno valutare i singoli casi. La verità, purtroppo, sta nel mezzo, in quel divario sempre più incolmabile tra formazione e lavoro. E il gap ancora una volta si chiama burocrazia. Dalla regione sta arrivando l’input, meglio tardi che mai, per sveltire le pratiche dei tirocini, che tra pochi giorni si attiveranno solo on line. Dovrebbero arrivare anche 2,7 milioni per la formazione. Usiamo il condizionale, visto che ancora mancano scadenze. E’ prevista anche l’introduzione del tutor per aiutare scuole e aziende a comunicare. Piccoli passi che suonano perlomeno come presa di coscienza di una situazione insensata, tra aziende impossibilitate a investire su nuove figure professionali e una marea di disoccupati non abbastanza formati. Eppure, anche su questo tema, dico che non basta. Non ho ancora visto dal governo un vero interesse ad integrare i giovani nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria”. Capobianco ritiene che ci siano, piuttosto, ostacoli: “Lo conferma la recente stangata sulle startup da parte del ministero – dice – il quale avrebbe cambiato le regole per gli incentivi stabilendo che gli incubatori devono mettere a disposizione delle startup uno spazio minimo di 500 metri quadrati. Una decisione che trovo inconcepibile, fuori dai tempi e dalla realtà. A cosa servono, mi chiedo, i bandi e le agevolazioni per le piccole e medie imprese se poi, dall’altra parte, a causa di misure inadeguate come questa, viene loro preclusa ogni possibilità di investimento?”.  “Non crediamo più alle politiche di facciata, alle inezie sbandierate – conclude il numero uno di Conflavoro –  Il fatto è che finora il governo non ha messo a punto un concreto piano per lo sviluppo delle nostre aziende italiane, che da sole puntano su ingegno e creatività, cercando di liberarsi da una mediocrità diffusa che pesa come un macigno”.

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