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Oltre 130 mila PMI nel mirino: per la CGIA dovranno sborsare mezzo miliardo di euro

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Ecco le nuove soglie al ribasso per costringere le Srl con più di 10 dipendenti a dotarsi del revisore dei conti

Nuovo, ennesimo salasso per le aziende italiane. Saranno colpite circa 133 mila Società a responsabilità limitata, con gli imprenditori costretti a metter mano al portafogli per mezzo miliardo di euro. I calcoli sono stati elaborati dall’Ufficio studi della CGIA.

Il motivo? Ogni Srl con più di 10 dipendenti, se supera un determinato patrimonio o un certo ricavo, sarà obbligata a nominare un organo di controllo collegiale oppure un revisore dei conti. Il costo? Almeno 3.500 euro annui per ciascuna impresa. Accadeva già prima di oggi, ma con parametri del tutto differenti e con l’esclusione delle piccole imprese.

Per le PMI più costi e burocrazia, ma nessun vantaggio – Le novità, pesanti tanto in termini economici quanto sotto il profilo burocratico, sono dovute all’approvazione della legge delega 155/2017 – ‘Riforma delle discipline della crisi d’impresa e dell’insolvenza’. Essa prevede criteri molto più stringenti rispetto al passato per le Srl. Le vecchie regole, infatti, imponevano a queste società la nomina di un revisore quando, per due esercizi consecutivi, oltrepassavano almeno due limiti in riferimento a tre soglie ben delineate.

Quali soglie? Quella del totale dell’attivo patrimoniale, che, per non essere incisivo nell’eventuale nomina di un revisore, era necessario non superasse i 4,4 milioni di euro. Anche i ricavi delle vendite e delle prestazioni, dal canto loro, non dovevano sforare una certa cifra, individuata in 8,8 milioni di euro. E, in definitiva, le Srl interessate a queste soglie erano soltanto quelle che avevano in organico una media di oltre 50 lavoratori.

E adesso cosa cambia? Le modifiche apportate dalla legge 155/2017 rivedono in toto queste tre soglie. Soprattutto, estendono a tutte le piccole imprese il potenziale obbligo di nominare un revisore dei conti o un organo di controllo collegiale. Difatti il numero di dipendenti di una Srl, per non travalicare il primo dei due limiti, oggi non deve essere maggiore di 10 unità. Per quanto riguarda le altre due soglie, di natura finanziaria, entrambe scendono drasticamente a 2 milioni di euro.

La trappola della burocrazia – La norma, almeno in teoria, punta a impedire le eventuali irregolarità messe in atto dagli imprenditori disonesti. In pratica, però, colpisce tutti indistintamente creando, questo è il paradosso, danni anche agli imprenditori ligi alle regole. Ossia a quella larghissima parte che rappresenta il tessuto economico italiano e che non aveva certo bisogno di essere ostacolata più di quanto non fosse già. In poche righe di legge, dunque, la politica è riuscita a disincentivare l’azione delle PMI schiacciandola un altro po’. Sia sotto il peso del sistema burocratico, sia sotto il capitolo del bilancio.

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