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Privacy anno zero: ecco perché il futuro è dei Dpo

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Il mercato del lavoro è in continua caccia della figura del Dpo introdotta dal Gdpr. Scopri il corso di Unasf Conflavoro Pmi pensato per farti diventare un Dpo qualificato

Privacy: sanzioni con il freno a mano tirato, ha sancito il governo. E semplificazioni burocratiche – ancora da chiarire – per le Pmi che, specie in Italia ancor più che in Europa, rappresentano gli attori principali dai quali non si può prescindere quando si parla di privacy da rispettare.

Sta di fatto, in ogni caso, che il Gdpr previsto dal regolamento UE 679/2016 è in vigore e, essendo per l’appunto un regolamento, gli Stati membri dell’Unione hanno le mani piuttosto legate al riguardo E quindi, con la nuova privacy europea, gli obblighi comunitari e le relative sanzioni sono lì a rivoluzionare e uniformare la vita la vita di imprenditori e liberi professionisti a prescindere dalle realtà dei vari Paesi.

Il 2018, pertanto, sarà ricordato come l’anno zero nel trattamento dei dati sensibili – o dati personali, come li chiama il Gdpr. E allora è davvero necessario navigare a vista, specie nei primi mesi di applicazione e specie per imprenditori e professionisti, i quali devono sempre tenere la materia sotto la lente di ingrandimento.
 

Le figure principali previste dal Gdpr

Al riguardo, il Gdpr prevede tre diverse figure legate al trattamento dei dati personali, secondo una struttura a piramide. Al vertice c’è il titolare del trattamento, che decide le finalità di trattamento, impartisce istruzioni e direttive e svolge funzioni di controllo. C’è poi il responsabile del trattamento, preposto dal titolare al trattamento dei dati personali. E, infine, l’incaricato del trattamento, ruolo che può essere ricoperto da una o più persone.

Il titolare, in caso di persona giuridica o di studio associato, è l’azienda o lo studio stesso, mentre in caso di azienda individuale o professionista è la persona fisica. In ogni caso non è necessario nessun atto di nomina o requisiti particolari.

Il responsabile del trattamento può essere interno, di solito una persona di alto profilo che coadiuva il titolare per il rispetto della normativa sulla privacy, o esterno, e in quel caso può essere una persona fisica o giuridica il cui rapporto è regolato da un contratto. C’è, infine, l’incaricato del trattamento che, chiunque esso sia, deve essere obbligatoriamente istruito dal titolare o dal responsabile del trattamento.
 

Il ruolo del DPO – Data protection officer

Ma le figure di primissimo piano, in realtà, non si esauriscono qua. Vi è, soprattutto, il Dpo, acronimo di Data protection officer e, in italiano, Responsabile della protezione dati. Egli è il soggetto incaricato di affiancare il titolare e il responsabile del trattamento dati. Può essere un dipendente o un soggetto esterno. Una figura fondamentale e con un ruolo così delicato che il garante italiano della privacy ne raccomanda sempre la nomina, a prescindere dalle dimensioni dell’azienda, anche nei casi in cui non risulti obbligatoria.

I compiti del Data protection officer sono, in breve, di verifica e controllo sull’attuazione e applicazione del regolamento Gdpr. Parimenti, il Dpo si occupa di sorveglianza sul trattamento dei dati, informazione e consulenza circa gli obblighi del regolamento.

Dunque si intuisce facilmente perché la figura del Dpo è una delle più richieste dal mercato attuale del lavoro. E per chi non vuole farsi sfuggire l’occasione di intraprendere una nuova carriera lavorativa – o semplicemente di aggiornare la propria esperienza in materia privacy – il consiglio è di cliccare su questo link e scoprire cosa ha organizzato Unasf Conflavoro Pmi…

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