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Verso la legge di Bilancio, Di Maio: “O si trovano risorse o tutti a casa”

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Animi bollenti su tetto pace fiscale, revisione agevolazioni e aumento deficit. Ci sono reddito di cittadinanza, flat tax e pensioni con quota 100 da finanziare e aumento Iva da sterilizzare

Per il vicepremier e azionista di maggioranza del governo Luigi Di Maio si può e, nel caso sia necessario, si deve fare. Cosa? Aumentare il deficit per rispettare il programma di governo e introdurre fin dall’anno nuovo reddito di cittadinanza e flat tax e superare nei fatti la legge Fornero.

Se la ‘tassa piatta’ voluta dalla Lega dovrebbe alla fine ramificarsi in tre aliquote, la quota 100 per le pensioni prevedere una imprecisata età anagrafica (62 o 64 anni?) e contributiva, l’unica ‘certezza’ al momento è il reddito di cittadinanza. O meglio: il Movimento 5 Stelle non vuol sentire storie sul proprio cavallo di battaglia e non vuol fare passi indietro su cifre e modalità di erogazione promesse.
 

Il vicepremier 5 Stelle: “I soldi ci sono e se non ci sono è inutile tirare a campare”

“Si attinge a un po’ di deficit – ha affermato il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico – per poi far rientrare il debito l’anno dopo o tra due anni, tenendo i conti in ordine e senza alcuna manovra distruttiva dell’economia”. Torna dunque in auge, se mai se ne fosse andata, la volontà di gonfiare il deficit. Su questo punto concordano da sempre Di Maio e Matteo Salvini, ma il ministro dell’Economia Giovanni Tria non ne vuole sapere.

Per Di Maio però non c’è alcuno scontro interno con il ‘cauto’ titolare del Mef, anzi il governo è “compatto” e sta cercando di far quadrare i conti perché “i soldi ci sono e le cose si possono realizzare. Io – ha sottolineato lo stesso vicepremier in una intervista a ‘Radio24’ – ho detto che un governo serio trova le risorse, perché sennò è meglio tornare a casa, è inutile tirare a campare”. Ed è Laura Castelli, sottosegretario di Tria in quota 5 Stelle, a parlare apertamente di raggiungere un deficit pari all’1,6%, lasciandolo dunque sotto i 2 punti così da cercare di non scontentare Bruxelles. Ma nessuna percentuale a oggi è esclusa perché vanno tenuti calmi i mercati, è vero, ma, al contempo, c’è da fare cassa immediata. Anche rivedendo in toto l’attuale sistema di bonus e agevolazioni fiscali.
 

Pace fiscale, si lavora per il compromesso tra Lega e M5s

Nessuna novità, intanto, dalla cosiddetta pace fiscale, altro capitolo scritto dalla Lega e dal quale trovare le risorse per finanziare il programma di governo. Salvini parlava fino a poche settimane fa, proprio durante le celebrazioni della guardia di finanza, di un provvedimento riguardante le cartelle esattoriali sotto i 100mila euro. Il collega di partito Massimo Bitonci, invece, alcuni giorni ha iniziato a testare il terreno mediatico teorizzando una cifra massima dieci volte tanto, ovvero una pace fiscale per tutte le cartelle fino a un milione.

Un’azione alla quale in Italia, oggettivamente, si è abituati e che quindi difficilmente sarebbe ‘giustificabile’ da un ‘governo del cambiamento’. Ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, tornando sull’argomento in un’intervista a ‘Otto e mezzo’ su La7, ha confermato quanto detto da Bitonci. “Dovremo valutare – ha detto – io penso che su base pluriennale sarà più verso un milione. Noi pensiamo all’imprenditore in difficoltà che preferisce pagare i propri dipendenti: o fallisce o gli facciamo la pace fiscale”.

Dunque, nonostante la contrarietà del M5S a certe cifre, la pace fiscale a un milione potrebbe anche essere considerata il ‘male minore’. Una sorta, forse, di ‘fine che giustifica il mezzo’ per gli alleati di governo qualora si arrivasse a tanto. Anche se, calcolatrice alla mano e massime responsabilità condivise, l’accordo potrebbe essere trovato a metà strada tra i 100mila euro e il milione.
 

Aumento Iva da evitare a tutti i costi

Perché è vero che l’esecutivo vuole rispettare a tutti i costi i tre punti chiave del suo programma economico (appunto: reddito di cittadinanza, flat tax, pensioni). Ma è parimenti necessario ricordare come questi tre capitoli siano dei ‘plus’. Nel Paese ancora si naviga a vista e prima di pensare a tutto il resto, piaccia o non piaccia, ci sono da considerare le emergenze assolute. Tra queste, la prima si chiama Iva. E per evitarne l’aumento nel 2019 servono i famosi 12,4 miliardi. A tal proposito Luigi Di Maio ha smentito una volta di più che le risorse per i cavalli di battaglia giallo-verdi possano arrivare da lì. “E’una fake news che aumentiamo l’Iva, non è assolutamente vero. Il governo non permetterà che i soldi entrino da una finestra e escano dall’altra. Non è il gioco delle tre carte. Abbiamo promesso che sterilizzeremo l’Iva e lo dobbiamo fare”. 

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