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La settimana politica: dai mille giorni di Governo Meloni all’inchiesta di Milano

Prosegue lo scontro Governo Meloni-magistratura su Open Arms, mentre a Milano un’inchiesta scuote la giunta, con 74 indagati e l’addio dell’assessore Tancredi

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Il traguardo dei mille giorni di Governo targato Meloni ha offerto lo spunto per una riflessione sull’operato dell’esecutivo e sugli equilibri politici nel loro complesso, con uno sguardo innegabilmente rivolto anche alla prospettiva del 2027.

I traguardi rivendicati da Meloni

Meloni ha rivendicato con forza i risultati conseguiti dal suo insediamento, sottolineando la crescita dell’occupazione, il contenimento dello spread e il rafforzamento della sanità pubblica. Si parla di oltre un milione di posti di lavoro a tempo indeterminato in tre anni, trend consolidato attraverso misure di decontribuzione e incentivi alle assunzioni giovanili, mentre lo spread è sceso sotto quota 90 punti base, il minimo degli ultimi quindici anni.

Sul fronte sanitario, ha rivendicato uno stanziamento aggiuntivo di 10 miliardi di euro rispetto al 2022, nonostante il sistema continui a soffrire di carenze strutturali, a partire dal personale medico e infermieristico, oltre ai tempi di attesa per prestazioni e interventi. Per quanto riguarda i salari, Meloni ha sottolineato una crescita reale rispetto all’inflazione a partire dal 2023, un dato che si inserisce comunque in un contesto europeo di rallentamento dei prezzi e di rinnovate dinamiche contrattuali.

Sul versante della politica estera, la premier ha più volte rilanciato il ruolo dell’Italia come interlocutore credibile tra Europa e Stati Uniti, specie in un momento in cui si riaffaccia lo spettro di nuovi dazi commerciali che potrebbero penalizzare il Made in Italy – restando il rischio di una guerra commerciale una delle incognite che pesano sul prossimo autunno.

Centrodestra e regionali, prove di equilibrio

Non meno significativa è la questione delle alleanze nel centrodestra, soprattutto in vista delle elezioni regionali d’autunno. Il vertice tenutosi a Palazzo Chigi la scorsa settimana ha mostrato un centrodestra ancora in cerca di una sintesi su alcuni nodi strategici.

La situazione più intricata riguarda il Veneto, dove la Lega difende con forza la leadership di Luca Zaia, mentre Fratelli d’Italia non disdegnerebbe un cambio di passo con un candidato di area più vicina a Giorgia Meloni. In questo contesto, il nome del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è stato evocato come possibile candidato, sia per il Veneto che per la Campania, ma viene considerato un profilo troppo vicino a FdI per essere un candidato unitario del centro destra.

Per il resto, da quanto si apprende, nelle Marche si andrebbe verso la riconferma di Francesco Acquaroli, mentre in Toscana la candidatura di Alessandro Tomasi potrebbe essersi già consolidata. Probabilmente nella serata di oggi avrà luogo un nuovo vertice di maggioranza, durante cui dovrebbero essere affrontati i nodi ancora irrisolti per giungere ad una soluzione.

Il caso Open Arms riaccende lo scontro tra politica e magistratura

Nei giorni scorsi è tornata poi a far discutere la vicenda Open Arms. La procura di Palermo ha deciso di impugnare direttamente in Cassazione la sentenza che aveva assolto Matteo Salvini dall’accusa di sequestro di persona per i fatti del 2019, quando l’allora ministro dell’Interno impedì lo sbarco di 147 migranti.

La scelta di ricorrere “per saltum“, bypassando la corte d’appello, ha riacceso lo scontro tra il Governo e la magistratura. Salvini, che ha ottenuto la solidarietà dei principali vertici di Governo, ha parlato di “persecuzione giudiziaria” e Meloni ha definito la decisione dei magistrati “un accanimento surreale”.

Il Ministro della Giustizia Nordio ha colto l’occasione per rilanciare la necessità di una riforma della giustizia che limiti il potere discrezionale delle procure e separi nettamente le carriere tra giudici e pm, mentre dal fronte della magistratura si rivendica la correttezza del ricorso, sottolineando come la sentenza di primo grado abbia accertato i fatti ma non li abbia valutati adeguatamente sotto il profilo della normativa internazionale sui diritti umani.

Milano, l’inchiesta urbanistica e il terremoto politico

Nel frattempo, a Milano è esplosa un’inchiesta urbanistica che ha scosso la giunta milanese e messo in imbarazzo il Partito Democratico. Sono 74 gli indagati per presunti illeciti legati alla gestione delle pratiche edilizie e dei piani urbanistici.

Tra questi figura il Sindaco Sala e l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, per il quale la procura ha chiesto gli arresti domiciliari su cui il gip dovrebbe pronunciarsi nella giornata di mercoledì 23 luglio, al netto delle dimissioni attese per questo pomeriggio in Consiglio. Dopo aver incontrato in dei lunghi colloqui gli esponenti del Pd locale, che ha dato il proprio pieno sostegno al Sindaco chiedendo però un cambiamento di rotta per i bisogni della città, il Sindaco Sala riferisce in queste ore in Consiglio comunale su tutta la vicenda e sul futuro che lo attende.

Per il momento ha ribadito la propria estraneità ai fatti, evidenziando come il suo coinvolgimento nell’indagine sia fonte di grandissima sofferenza, mentre le dimissioni dell’Assessore Tancredi sono già pronte.

 

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